Nel risanamento energetico i ponti termici che non possono essere risolti con soluzioni passive, possono essere “corretti” con soluzioni di tipo attivo.
A cura dell’Agenzia CasaClima.
In un progetto di risanamento energetico dell’esistente è di fondamentale importanza risolvere ogni criticità legata ai ponti termici. Infatti, nel tentativo di limitare le dispersioni di calore dell’involucro di un edificio e quindi di ridurre significativamente i valori di trasmittanza termica delle pareti disperdenti, si ha di conseguenza l’aumento dell’influenza dei ponti termici dei possibili danni ad esso legati.
I ponti termici non sono altro che zone localizzate dell’edificio, dove si ha una maggiore dispersione di calore. Questo è causato principalmente dalla presenza di zone dove si trovano materiali con caratteristiche termiche molto diverse tra di loro: ad esempio pilastri e travi in c.a. all’interno di pareti in laterizio, un cappotto con un pilastro o una trave in c.a. oppure dove cambia la geometria dell’elemento disperdente (ad es. in corrispondenza di uno spigolo o di un angolo tra pareti esterne).
Nel primo caso la dispersione aumenta a causa delle perturbazioni dovute alla diversa velocità dei flussi di calore accoppiati.
Nel secondo caso la dispersione aumenta a causa della differente superficie interna/esterna interessata dal flusso termico. Nell’angolo la superficie disperdente esterna è molto più grande della relativa superficie interna e questo causa un aumento sensibile della dispersione di calore in quel punto.
Le conseguenze dei ponti termici possono essere molto serie. In inverno, durante i mesi più freddi possono comportare la repentina riduzione della temperatura superficiale interna, danno origine a possibili formazioni di muffa e condensa superficiale.
L’Agenzia CasaClima dal 2012 ha monitorato alcuni edifici dotati di cavi scaldanti per verificarne l’efficacia e il relativo consumo. Esemplificativo è stato l’intervento in un appartamento ad Aica, Bressanone, dove è stato installato un cavo scaldante a potenza costante di 12 W/m e di lunghezza totale di 8 metri, il quale, nel periodo dal 14/01/2012 al 05/03/2012, ha consumato in totale 21,30 kW/h, con un consumo medio mensile di 16,00 kW/h. Al costo attuale dell’energia elettrica di circa 0,16 euro/kWh, il cavo scaldante ha avuto un costo mensile di 2,56 € da distribuire nei 3 mesi più freddi dell’anno.
Nell’ottica di un utilizzo ecologico e razionale dell’energia, ci si può chiedere se il riscaldamento dei ponti termici sia una contraddizione, perché andare a scaldare un punto dove si concentra la dispersione di calore può sembrare un assurdo. Questo però non deve spaventare. Nell’ambito della certificazione CasaClima il cavo scaldante può essere utilizzato solo nei casi di risanamento e dove non sia fisicamente possibile adottare altre soluzioni di isolamento di tipo passivo.
Quindi si tratta di una soluzione da adottare solo in casi specifici, ma che in modo semplice e poco oneroso è in grado di mitigare il principale effetto indesiderato dei ponti termici: il rischio di formazione della muffa.