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Con la sigla PNEA si indica il Piano Nazionale di Edilizia Abitativa approvato con DPCM del 16 luglio 2009. Il Piano consiste in un insieme di interventi da attivare con il cofinanziamento degli enti locali e la partecipazione di soggetti privati, al fine di ridurre il disagio sociale e incrementare l’offerta abitativa a canoni sostenibili, attraverso programmi costruttivi volti alla sostenibilità ambientale ed energetica.

A cura di Pronext, consulting firm di Gruppo Contec attiva nella consulenza strategica e aziendale per la gestione degli investimenti, lo sviluppo immobiliare, opere e concessioni pubbliche, innovation management nelle costruzioni.

In modo particolare, il Piano Nazionale individua come categorie “deboli” a cui destinare gli immobili i seguenti soggetti:

  1. nuclei familiari a basso reddito anche monoparentali o monoreddito;
  2. giovani coppie a basso reddito;
  3. anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate;
  4. studenti fuori sede;
  5. soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio;
  6. altri soggetti in possesso dei requisiti di cui all’articolo 1 della legge 8 febbraio 2007, n. 9;
  7. immigrati regolari a basso reddito, residenti da almeno dieci anni nel territorio nazionale ovvero da almeno cinque anni nella medesima regione.

Con il PN il Governo, oltre ad affrontare il problema “casa” che affligge moltissimi cittadini ormai da troppi anni, ha volutamente legato tale problematica all’esigenza della riqualificazione urbana. Secondo il Governo le due cose “vanno a braccetto”: in quanto il PN non esaurisce la sua funzione nella sola offerta di nuove e migliori abitazioni, ma costituisce un elemento di traino per il rinnovamento delle città stesse, senza sottrarre terra alle campagne coltivate o alle aree protette, ma rinnovando aree degradate, demolendo e ricostruendo, sostituendo elementi esistenti.

Qual è il quadro normativo di riferimento attuale?

Le principali disposizioni normative relative l’Edilizia privata sociale sono:

  • DL 25 giugno 2008, meglio conosciuto come “Piano Casa”, il quale oltre ad individuare le categorie sociali svantaggiate, sopra richiamate, a cui è destinata l’offerta di alloggi, prevede l’utilizzo di fondi Immobiliari chiusi come strumenti di attuazione del Piano;
  • DPCM 16 luglio 2009 e DPCM 10 luglio 2012 “Piano Nazionale Edilizia Abitativa”: dove vengono individuate le Linee di intervento, la dotazione finanziaria, l’articolazione delle risorse, gli accordi di programma e le infrastrutture strategiche, i parametri di finanziamento, la destinazione degli investimenti all’incremento dell’offerta di Alloggi Sociali, il rendimento obiettivo e la sostenibilità economica dei progetti, i criteri di partecipazione dei fondi Nazionali agli investimenti locali, l’integrazione con le politiche pubbliche locali.

Misure per la realizzazione del Piano Casa

Il DL 112/2008 ha previsto per il finanziamento del Piano Casa nazionale accanto al Sistema Integrato di Fondi (SIF), una serie di finanziamenti pubblici. A seguito di una gara a procedura aperta a livello europeo, CDP Investimenti SGR s.p.a. è risultato affidatario del servizio di gestione del Fondo Nazionale.

Il SIF è definito come un modello di PPP, cioè di Partenariato Pubblico Privato, a carattere innovativo in Europa. Il primo passo per la sua costituzione è stato la creazione del Fondo Nazionale le cui risorse sono costituite da contributi derivanti da Fondazioni Bancarie, contributi statali e contributi di CDP. Accanto ai principali investitori, il Fondo si arricchisce grazie alla presenza di compagnie assicurative, Casse di assistenza e previdenza professionale private.

Strumenti dei Piani di recupero

Il Piano Nazionale Edilizia Abitativa trova la massima leva nell’ambito dei Programmi Integrati e nel Project Financing, visto soprattutto l’intenzione del Governo di recuperare, rigenerare e riqualificare le aree degradate delle città italiane. Con i Programmi Integrati si crea una sinergia tra esigenza di mettere fine al disagio abitativo delle persone con limitata disponibilità economica e gestire l’esigenza dalle Regioni di recuperare il patrimonio immobiliare. Con il meccanismo del Project Financing, invece, vediamo la messa a punto di interventi immobiliari “misti”: dove le aree sono di proprietà pubblica ed i fondi di carattere principalmente privato.

Nell’ambito dei Programmi integrati, si innestano gli interventi normativi regionali sul Piano Casa: ad oggi le Regioni che hanno prorogato il Piano Casa sono Abruzzo, Campania, Calabria, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Sardegna. Invece, le Regioni in cui il Piano Casa non è in vigore sono Emilia Romagna, Lombardia e Provincia autonoma di Trento. In tutte le altre Regioni è stato inglobato in Leggi regionali.

Conclusioni

Da quanto fino ad ora letto e considerato il carattere transitorio che doveva avere inizialmente il DL 112/2008, il – sempre attuale – fabbisogno di incrementare l’offerta abitativa specie per le categorie “deboli” e l’esigenza di recupero, riqualificazione e rifunzionalizzazione delle aree cittadine, era logico attendersi un ulteriore intervento del Governo in tale direzione, che riguardasse anche investimenti nel settore trasporti. Il futuro dell’Italia è all’insegna dello sviluppo delle città, sempre più connesse tra di loro, grazie ad infrastrutture sostenibili. Certo è che per una reale ripartenza occorrono reali ed efficaci azioni di supporto e di impulso che riducano i tempi di cantierizzazione e realizzazione delle opere… oltre ad un’azione di semplificazione burocratica.

A cura della Dott.ssa Bianca Marranzini, responsabile del servizio aggiornamento normativo offerto da Pronext.

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