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Lo scenario raccontato da Massimo Beccarello (Confindustria) e Alberto Zerbinato (UCC) all’Assemblea pubblica di Anima Confindustria.

Questo articolo è pubblicato in collaborazione con Anima Confindustria, l’organizzazione industriale di categoria del sistema Confindustria che rappresenta le aziende della meccanica. La Federazione è formata da 30 Associazioni e gruppi merceologici e conta più di 1.000 aziende associate, tra le più qualificate nei rispettivi settori produttivi.

A livello nazionale ANIMA è socio fondatore di UNI (Ente italiano di normazione), a livello europeo ANIMA è socio fondatore e membro attivo di Orgalim (Federazione europea della meccanica).

Di fronte alle urgenti sfide poste dall’emergenza climatica, l’industria meccanica rappresenta uno dei comparti più significativi per contribuire al fondamentale processo di decarbonizzazione, sia in qualità di produttore di tecnologie, sia come utilizzatore di risorse energetiche. Come è noto, in tempi recenti alle esigenze legate alla transizione sostenibile e alla decarbonizzazione si è aggiunta la crisi energetica derivata dal conflitto russo-ucraino, che ha messo in luce la necessità di ridiscutere i modelli di approvvigionamento energetico. In questo scenario, la diversificazione delle fonti energetiche e la necessità di ricorrere a risorse alternative ai combustibili fossili hanno assunto anche la funzione di potenziale tramite per guadagnare una sempre maggiore indipendenza energetica, in particolare dalla Russia.

Tra i fattori abilitanti per perseguire la decarbonizzazione del sistema energetico, da tempo l’Unione europea ha indicato il vettore energetico idrogeno, individuando tra le priorità a livello comunitario l’esigenza di sviluppare la domanda di idrogeno nei diversi settori e di favorirne l’uso nei comparti dove l’impiego diretto dell’energia elettrica da fonte rinnovabile non è possibile, come l’industria hard to abate e il trasporto pesante.

Durante l’Assemblea pubblica di Anima Confindustria “Condividere le esperienze per crescere” che si è tenuta il 15 maggio u.s., uno dei temi centrali che sono stati discussi è stato proprio l’apporto che la manifattura può portare alla causa di riduzione delle emissioni. In particolare, se ne è trattato nel panel “Le tecnologie dell’industria meccanica come risposta alla decarbonizzazione”, che ha ospitato gli interventi di Massimo Beccarello, responsabile coordinamento Energia e Ambiente Confindustria, e Alberto Zerbinato, amministratore delegato di ICI Caldaie e presidente di Ucc.

«Per raggiungere gli obiettivi europei di carbon neutrality indicati dalle linee della Commissione europea con il pacchetto Fit for 55, la spesa complessiva che si richiede all’Italia è stimata in 1.100 miliardi di euro» ha commentato Beccarello. Da uno studio di Confindustria-Rse dell’Università Milano Bicocca sui costi e i benefici della transizione verde, risulta infatti che il nostro paese debba stanziare, da qui al 2030, circa 140 miliardi di euro all’anno. Numeri difficilmente traducibili in realtà, che fanno riflettere sulla necessità di pianificare una trasformazione che sia economicamente sostenibile per il sistema paese e per le imprese.

Alberto Zerbinato (UCC) e Massimo Beccarello (Confindustria)

Alberto Zerbinato (UCC) e Massimo Beccarello (Confindustria)

Per Beccarello «La politica di decarbonizzazione è una grande opportunità per l’industria italiana, che potrà trarre importanti benefici in termini di crescita, riduzione della bolletta energetica, minori emissioni. Serve il massimo impegno per avvicinarsi il più possibile agli ambiziosi obiettivi prefissati, riducendo le emissioni di gas serra e incrementando la produzione di tecnologie per il raggiungimento della neutralità climatica. Una causa a cui può contribuire la nascente filiera dell’idrogeno. Ma affinché questi obiettivi siano raggiungibili serve attuare delle politiche industriali solide e attente. La sfida della decarbonizzazione deve diventare una sfida per lo sviluppo. Per realizzare ciò, gli obiettivi devono necessariamente integrarsi con la realtà industriale».

Sulla filiera dell’idrogeno si è soffermato Alberto Zerbinato, in Anima presidente di UCC (Unione Costruttori Caldareria) e AD di ICI Caldaie «Da alcuni anni la nostra azienda ha iniziato a lavorare sulla produzione di idrogeno, instaurando rapporti di collaborazione con altre imprese per sviluppare nuove idee e progetti, collaborando con Enea e varie università. Ad oggi, l’idrogeno è ancora una sfida, ma anche una grande opportunità. Per questo abbiamo inaugurato nel 2020 il GET Anima Idrogeno, con lo scopo di fare rete unendo conoscenze ed esperienze, nell’ottica di incrementare la competitività dell’industria meccanica italiana all’estero. Un’opportunità di collaborazione preziosa che le realtà come Anima offrono alle imprese».

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