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Il 18 marzo 2024 si celebra la settima edizione della Giornata Mondiale del Riciclo, istituita nel 2018 dalla Global Recycling Foundation.
Un’importante occasione per riflettere sui temi della corretta differenziazione dei materiali che possono rientrare nel ciclo produttivo, della diminuzione degli sprechi e del riutilizzo di beni che, talvolta solo apparentemente giunti a fine vita, possono invece acquistarne una nuova.
Tutti possono fare la propria parte con azioni concrete, dalle aziende ai singoli cittadini.

Cos’è l’upcycling e cosa c’entra con il mondo dell’arte?

L’upcycling parte, come il riciclo, dal concetto di base che considera i rifiuti come una risorsa, ma si propone un obiettivo diverso, ovvero quello di  trasformare i rifiuti in oggetti di qualità superiore.

Qui entra in gioco l’arte, perché la volontà di raggiungere questo obiettivo unita a creatività e design danno vita a nuove opere, tutte la ammirare.

Riciclo e creatività si sposano alla perfezione.
Proprio in tema di riutilizzo creativo di materiali, già a partire dai primi del Novecento, in pieno clima d’avanguardia e rifondazione delle arti visive su idee e concetti del tutto nuovi, oggetti di uso comune vengono reimpiegati con nuovi significati. Opere diventate iconiche sono i “ready made” di Marcel Duchamp “Ruota di bicicletta” (1913) e “Scolabottiglie” (1914) o le sculture di Pablo Picasso nate da fantasiosi e geniali assemblaggi come “Testa di toro” (1942), formata da un sellino e un manubrio di bicicletta.
L’effettiva critica contro il consumismo e lo spreco di risorse si manifesta però a partire dagli anni Sessanta. Oggi l’“arte del rifiuto” si è sviluppata fino a delinearsi nella corrente che ha preso il nome di “Trash o Waste Art”. Gli artisti che ne fanno parte combattono una vera e propria battaglia contro l’ideologia dell’“usa e getta”. Gli esempi sono innumerevoli.

Solo citando le opere esposte nell’attuale mostra dell’Art Forum Würth Capena “NAMIBIA”, gli artisti Fillipus Sheehama, Ismael Shivute e Saima Iita reimpiegano nei propri lavori materiali precedentemente scartati (plastica, lattine, tappi di bottiglia ecc. …) con l’intento di denunciare la mentalità dello scarto e le enormi quantità di rifiuti di plastica che funestano questo paese africano con gravi ripercussioni ecologiche e sanitarie. Quello del riciclo è un tema particolarmente caro anche a molti altri artisti africani contemporanei.

Tornando in Europa, di grande impatto sono le installazioni dello street artist portoghese Bordalo II. Si tratta spesso di grandi animali (soprattutto specie in via di estinzione) creati con rifiuti urbani di ogni tipo, vecchi cassonetti, pezzi di automobili ed altro). Un’amara critica al consumismo che attanaglia la nostra società e minaccia bellezza ed ecosistemi. Significativamente le opere di Bordalo II ricreano la natura proprio attraverso ciò che la distrugge.

Picasso a proposito della “Testa di toro” disse: “Così un giorno presi il sellino di una bicicletta e il manubrio mettendoli uno sopra l’altro, facendo di essi una testa di toro. Forte. Ma ciò che feci più tardi fu gettare via la testa di toro. Gettarla via – nello scolo della grondaia, da qualunque parte – ma lontano da me. Poi un operaio si avvicinò e la raccolse dal fosso e decise che forse avrebbe potuto ricavare un sellino e un manubrio da quella testa di toro. E se lo avesse fatto, sarebbe stata una cosa magnifica. Questa è l’arte della trasformazione”.

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Pablo Picasso, Testa di toro, 1942
Fonte immagine: https://www.moma.org/audio/playlist/18/397

Ismael Shivute, Fino alla prossima generazione, 2015
Coll. Würth, Inv. 17055

Bordalo II, installazione realizzata a San Francisco nel 2018
Fonte immagine: https://www.inchiestaonline.it/culture-e-religioni/i-coloratissimi-animali-fantastici-di-bordalo-ii-artista-di-strada-di-lisbona/

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