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Un contributo di L’Industria Meccanica, magazine ufficiale di Anima Confindustria, sul settore dell’idrogeno, che sembra davvero pronto a partire.

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I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, sono una realtà troppo evidente da poter ignorare. Per questo motivo è necessario mettere in campo tutte le conoscenze e le tecnologie a nostra disposizione per trovare soluzioni alternative all’utilizzo di energia ricavata da fonti fossili.

L’idrogeno è una possibilità, una strada percorribile per ridurre notevolmente le emissioni di CO2, soprattutto in quei settori dove l’elettrificazione risulta difficile da realizzare. Il settore dell’idrogeno sembra pronto a partire, ci sono tecnologie pronte all’uso, ma manca ancora la volontà di investire in questo nuovo progetto energetico.

Enrico D’Angelo, presidente e CEO di Erredue, che progetta e realizza generatori di idrogeno si aspetta che «La spinta che riceveremo dal PNRR servirà a dare un contributo a chi produce idrogeno, perché al momento questa fonte energetica è ancora troppo costosa. Servono obbligatoriamente dei contributi che lancino questo settore, ormai attivo e dinamico, verso il quale c’è tanto interesse. Ci sono molte iniziative, temi aperti e speriamo che si arrivi ad un punto. Ora stiamo investendo molte delle nostre risorse nella ricerca, sempre importante, ma servono poi concrete occasioni di mercato».

Della stessa opinione anche Perini Simone, Relazioni Istituzionali di Enapter «I fondi del PNRR dedicati sia allo sviluppo tecnologico dei generatori di idrogeno verde, sia all’incentivazione dell’uso di questo gas in settori industriali, aiuteranno sicuramente almeno ad introdurre l’utilizzo dell’idrogeno verde in alcuni settori industriali (ad esempio nei settori hard-to-abate) ad integrazione o sostituzione di alcuni combustibili fossili. Serviranno ad iniziare una decarbonizzazione dei processi, ma il resto del lavoro dovrà essere fatto dal miglioramento tecnologico orientato alla riduzione del costo totale di gestione degli impianti, dal necessario grande e continuo sviluppo che dovranno avere le rinnovabili in termini di energia prodotta e da un’infrastruttura per la distribuzione che possa diffondere l’uso dell’idrogeno in modo sempre più capillare. Senza questi fattori, questo ecosistema non può definirsi tale».

Nel mondo industriale quindi è tutto pronto per partire, si aspetta ai posti di blocco il via da parte della burocrazia, che ha un passo notevolmente rallentato rispetto a quello del mercato.

Per Perini questo è un aspetto su cui c’è ancora strada da fare «Il quadro normativo italiano che regola la produzione, il funzionamento e l’allacciamento dell’idrogeno è piuttosto frammentato e spesso questo si è rivelato un ostacolo allo sviluppo di nuovi progetti. Ad esempio, sebbene il processo di autorizzazione relativo alla produzione e allo stoccaggio dell’idrogeno sia stabilito a livello nazionale, le autorità pubbliche locali possono richiedere requisiti diversi per quanto riguarda l’uso del territorio. Questa divergenza può portare all’incertezza in termini di finanziamento e tempistica dei progetti. Un’altra questione rilevante è la mancanza di una chiara distinzione, in termini di procedure di autorizzazione, tra la produzione di idrogeno per uso industriale, ottenuto tramite processo di reforming e la produzione di idrogeno verde ottenuto attraverso il processo di elettrolisi». Prosegue sempre Perini «Le autorità ambientali italiane non fanno distinzioni tra questi due processi con il risultato di imporre lo stesso livello di restrizioni anche se l’elettrolisi è più simile a una reazione elettrica che a un processo chimico come il reforming. Pertanto, una legislazione specifica per la produzione di idrogeno mediante elettrolisi è altamente auspicabile per semplificare la procedura di autorizzazione e incoraggiare gli investimenti in questo settore a basse emissioni di carbonio».

La corsa alla decarbonizzazione è partita e l’impegno e l’interesse verso progetti che vedono l’idrogeno come fonte energetica alternativa sono sempre di più dalle hydrogen valley in diverse regioni italiane, all’European Hydrogen Bockbone, progetto che riunisce le maggiori aziende produttrici di gas naturale d’Europa o le Green Hydrogen Partnership in atto nel Mediterraneo. L’idrogeno potrebbe essere davvero la risposta al bisogno di energia e alla necessità di preservare l’ambiente.

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