Dopo aver parlato dei concetti base di termotecnica e isolamento termoacustico qui, proponiamo un’utile guida per la corretta posa in opera dei serramenti.
Progettazione dei giunti di installazione
La progettazione dei giunti di installazione deve trattare gli isolamenti e le sigillature su 3 piani funzionali:
- di tenuta agli agenti atmosferici
- di permeabilità all’aria interna dell’edificio
- di isolamento termico-acustico e di fissaggio meccanico.
Il rispetto delle caratteristiche dei piani funzionali – sia sul giunto primario (interfaccia muro / controtelaio), sia sul giunto secondario (interfaccia controtelaio / serramento) – rappresenta un requisito indispensabile per una corretta posa in opera dei serramenti.
I materiali per una corretta posa in opera dei serramenti
La scelta del corretto metodo di posa dei serramenti e dei materiali più adatti deve essere basata sul tipo di parete in cui il serramento va installato.
Per soddisfare le specifiche esigenze funzionali dei serramenti e garantire livelli adeguati di protezione – in termini di permeabilità dell’aria, tenuta all’acqua, resistenza al vento, isolamento termico e acustico – vari materiali possono essere impiegati singolarmente o combinati a seconda dei casi.
Il controtelaio
Il controtelaio del serramento – altrimenti detto falso telaio, opera morta, gargame o cassa matta – è un elemento strettamente legato alla tradizione costruttiva italiana, che consente di terminare l’opera muraria prima dell’installazione delle finestre, permettendo l’esecuzione di tale lavorazione in una fase di cantiere finale.
Essendo un elemento che introduce un ulteriore giunto tra serramento e parete muraria, va progettato in modo da garantire:
- un adeguato fissaggio al muro
- un ottimo fissaggio del serramento
- una buona tenuta termica senza creare ponti termici
- una buona tenuta acustica
- una perfetta integrazione nel contesto circostante.
È necessario progettare il controtelaio in modo da garantire tali prestazioni sui quattro lati, ossia anche sulla traversa inferiore in modo da non consentire la formazione di ponti termici dovuti al davanzale in pietra.
Il moderno controtelaio, per garantire le prestazioni termiche delle finestre, non è costituito da parti metalliche, ma da materiali a bassa conducibilità termica.
Esempi di controtelai più o meno corretti dal punto di vista della conducibilità termica:
I sistemi di fissaggio
Il sistema di fissaggio deve garantire il trasferimento dei carichi (peso del serramento e carico del vento) alla struttura muraria. Per una corretta posa in opera dei serramenti, si dovrà quindi scegliere la tipologia e la profondità del sistema di ancoraggio, nonché l’interasse tra un elemento e l’altro.
L’elemento più utilizzato per tale lavorazione è rappresentato dalla vite AMO III: una vite specifica per il fissaggio dei serramenti, la cui scheda tecnica riporta la profondità di avvitamento e il diametro del preforo e, in base al tipo di supporto, la distanza dal bordo e la profondità del foro.
Lunghezza viti: larghezza telaio + distanza tra telaio e base + profondità d’avvitamento
Interassi fissaggio controtelaio
Interassi fissaggio telaio
I sigillanti fluidi
La scelta dei sigillanti fluidi può spaziare tra un’ampia gamma di tipologie specifiche, ognuna delle quali può essere più o meno adatta a una determinata applicazione.
Per una corretta posa in opera dei serramenti, l’installatore deve conoscere:
- le caratteristiche dei materiali sui quali eseguire l’applicazione
- a quali condizioni climatiche deve lavorare la sigillatura
- se c’è esposizione diretta ai raggi UV
- se può verificarsi l’eventualità di acqua stagnante.
Suggerimenti per un corretto utilizzo dei sigillanti fluidi:
Attenersi alle indicazioni delle schede tecniche dove sono elencate le principali caratteristiche del sigillante, come temperatura di applicazione e di esercizio e velocità d’indurimento.
Valutare anche le indicazioni sul dimensionamento del giunto in base alla tipologia dei materiali e alle specifiche prestazioni degli stessi in termini di elasticità e dilazione termica.
Ricordare che nella chiusura delle fughe di raccordo finestra-edificio si utilizzano, oltre ai diffusi sigillanti siliconici, anche sigillanti acrilici, materiali poliuretanici e polisolfuri.
Verificare la capacità di assorbire i movimenti delle superfici di aderenza in base a tipo di materiale e spessore del sigillante, solitamente indicata in percentuale.
Ricordare di inserire un cordolo fondo-giunto (in polietilene PE) per garantire una buona elasticità del prodotto sotto sollecitazioni esterne e l’adesione del sigillante sui due lati.
Classificazione dei sigillanti in edilizia
Per quanto riguarda la classificazione dei sigillanti in edilizia, è necessario prendere come riferimento la norma UNI EN ISO 11600.
In funzione dell’applicazione finale, ovvero giunto edile vetrato (G) e giunto edile non vetrato (F), tale norma identifica 4 classi: classe 25, 20, 12,5 e 7,5.
La classificazione che da norma viene espressa con un numero intero in realtà fa riferimento a una percentuale che riguarda l’allungamento massimo d’esercizio o “movement capability“.
I sigillanti classificati secondo la UNI EN ISO 11600 dovrebbero fare riferimento ad almeno due caratteristiche ben precise:
- la differenza tra alto (HM) e basso modulo elastico (LM)
- l’elasticità con distinzione tra sigillante elastico (E) e plastico (P).
Nella scheda tecnica andrebbero specificate anche le superfici utilizzate per testare il sigillante (vetro, alluminio anodizzato e malta) e se è necessario utilizzare un primer particolare, per informare l’utilizzatore finale sulla compatibilità tra il materiale utilizzato e il giunto che si vuole sigillare.
I nastri autoespandenti
I nastri autoespandenti sono costituiti da poliuretano espanso a celle aperte altamente elastico impregnato con resina sintetica ignifugante e vengono forniti in condizioni di forte precompressione (rotoli precompressi con autoadesivo su un lato).
A differenza dei sigillanti siliconici, i nastri non hanno una grande resistenza alle sollecitazioni di trazione mentre esercitano una grande aderenza alle sollecitazioni di pressione. Tali guarnizioni aderiscono perfettamente a superfici dove altri materiali possono avere dei problemi, quali superfici intonacate, cartongesso e superfici ruvide in genere.
Il livello prestazionale della guarnizione (tenuta all’acqua, abbattimento acustico e termico) è influenzato dal suo grado di compressione: tanto maggiori sono il grado di compressione e la larghezza della guarnizione, tanto maggiore sarà la sua tenuta.
In fase di lavori, la guarnizione va opportunamente trattata prima dell’inserimento: nelle giornate fredde è opportuno riscaldarla e nelle giornate calde è opportuno raffreddarla prima dell’inserimento.
La norma tedesca DIN 18542:2009 stabilisce una classificazione dei nastri autoespandenti in base alle loro caratteristiche prestazionali. In base a tale classificazione si distinguono le seguenti categorie:
- BG1: resistenza acqua battente 600Pa, adatto all’esterno anche direttamente esposto
- BG2: resistenza acqua battente 300Pa, adatto all’esterno, ma in posizione protetta (esempio: coprifilo)
- BGR: bassa permeabilità all’aria e al vapore, adatto solo sul lato interno
Nastri multifunzionali autoespandenti
Per la sigillatura del telaio al controtelaio, la soluzione più tecnologica tra tutti i prodotti da sigillatura che si possono trovare sul mercato è rappresentata dai nastri multifunzionali autoespandenti: questi uniscono i vantaggi dei nastri autoespandenti con quelli delle pellicole di tenuta e di alcune schiume in un unico prodotto.
La larghezza di tali nastri raggiunge circa quella del telaio; se adeguatamente protetto, possono garantire una buna tenuta agli agenti atmosferici e un buon isolamento termo/acustico.
Come applicare i nastri autoespandenti?
Applicare il nastro sul profilo del serramento
Tagliare il nastro lasciando un’estremità di 2 cm oltre il profilo del serramento
Applicare il nastro sul lato successivo lasciandone debordare un pezzo oltre l’estremità del profilo
Nel caso in cui il rotolo termini a metà dell’applicazione, accostare il successivo senza lasciare alcuno spazio
Posizionare il serramento nella sua sede
Fissare alla struttura tramite viti AMO III
Consigli per un corretto utilizzo dei nastri autoespandenti
Poiché il nastro precompresso tende a ritirarsi un po’ sulla lunghezza, è possibile che tra montanti e traverso superiore si manifesti un “buco”. Il nastro si espande solo in una direzione, quindi – come spiegato accuratamente nelle schede tecniche del prodotto – il nastro va tagliato e lasciato “lungo” almeno 1 cm in più per ogni metro di guarnizione.
Un’applicazione che merita particolare attenzione è quella sotto la traversa inferiore: mentre alcuni nastri garantiscono ottime prestazioni per quanto riguarda l’acqua battente (anche oltre la pressione di 600 Pa), in caso di acqua stagnante le prestazioni da raggiunte non sono ancora ottimali. Quindi è sconsigliato l’utilizzo dei nastri autoespandenti in tale posizione: per queste applicazioni è preferibile affidarsi a sigillanti fluidi, paste butiliche e, ancora meglio, nastri a cellule chiuse.
I nastri in PVC a celle chiuse
Sono prodotti sigillanti per la protezione contro acqua e intemperie, non sono precompressi, ma in applicazione devono essere compressi almeno al 50%.
Vengono utilizzati prevalentemente sul lato inferiore (davanzale o soglie), mostrano buone capacità di compensazione delle irregolarità superficiali, riescono ad ammortizzare le vibrazioni e hanno buone caratteristiche termiche.
Le criticità maggiori rimangono i raccordi sugli angoli in presenza di acqua stagnante, dove si consigliano delle “cinture” di sigillante fluido.
Guaine e pellicole
Mentre un materiale isolante contrasta il passaggio di calore, un materiale impermeabilizzante – detto guaina o membrana – può avere la funzione di:
- tenuta all’acqua
- barriera, freno, traspirazione al vapore acqueo
- tenuta all’aria.
La normativa europea UNI EN 13829 prescrive il controllo della permeabilità all’aria degli edifici isolati.
Tenuta all’acqua
Le guaine di tenuta all’acqua trovano un’appropriata applicazione nelle localizzazioni dell’involucro direttamente a contatto con l’acqua: strutture a contatto con il terreno, coperture piane, ecc.
Barriere al vapore
Le barriere al vapore vengono in genere impiegate nell’edilizia convenzionale, nelle strutture verticali e di copertura in presenza e in associazione con isolanti non traspiranti.
Come evitare la creazione di condensa e muffe?
Al fine di evitare fenomeni di condensa e muffe, con i conseguenti problemi igienico-sanitari e danni costruttivi, è necessario eliminare l’aria viziata e l’eccesso di umidità prodotte all’interno dell’involucro.
Ciò è possibile aprendo le finestre o tramite adeguati sistemi impiantistici e, nella misura del 2%, naturalmente, per diffusione attraverso l’involucro edilizio in caso di materiali e isolanti traspiranti.
È sempre preferibile favorire la diffusione naturale, evitando nell’involucro edilizio e quindi anche nelle coperture a falde inclinate l’impiego di guaine impermeabilizzanti anche al vapore e preferire guaine traspiranti, le quali sono idrorepellenti all’acqua proveniente dall’esterno e permeabili al vapore acqueo prodotto all’interno.
Chiaramente tutti i materiali a esse associati nella stratigrafia dell’involucro devono essere traspiranti, soprattutto negli strati verso l’esterno.
Il fattore di resistenza alla diffusione del vapore acqueo (μ)
Il parametro per valutare la permeabilità dei materiali edili al passaggio del vapore acqueo è il fattore di resistenza alla diffusione del vapore acqueo (μ), che indica quante volte un materiale è più resistente al passaggio del vapore acqueo rispetto all’aria.
Maggiore è il valore di μ, maggiore sarà l’impermeabilità al vapore del materiale.
Se il valore di μ è:
- inferiore a 10, la traspirabilità è ottima
- fino a 50, è soddisfacente
- oltre a 50, è sempre più scarsa
- oltre a 100.000, si è in presenza di comportamenti di barriera al vapore.
Lo spessore d’aria equivalente del vapore acqueo sd
Un altro parametro indicativo, specifico per le guaine, è lo spessore d’aria equivalente alla diffusione del vapore acqueo sd, che esprime la permeabilità al vapore con lo spessore equivalente in metri di uno strato d’aria ferma.
Maggiore è il valore dello spessore d’aria equivalente, maggiore sarà la tenuta al vapore.
Per valori:
- compresi tra 0,01 e 0,2 m, si è in presenza di una guaina traspirante
- compresi tra 0,2 e 100 m, si è in presenza di una guaina di freno al vapore
- > 100 m, si è in presenza di una guaina barriera al vapore.
Sono disponibili inoltre guaine a diffusione variabile con caratteristiche di permeabilità al vapore variabili in relazione alle condizioni termo-igrometriche circostanti; tali prodotti garantiscono una corretta gestione del giunto, sia in regime climatico invernale che estivo.
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