Fin da bambino, Reinhold Messner è stato attratto dalla montagna grazie alla sua curiosità. Oggi il più grande alpinista di tutti i tempi, è curioso di esplorare una nuova forma narrativa, per raccontare il suo emozionante percorso di vita.
Il titolare della nostra azienda, Reinhold Würth, una volta ha dichiarato che deve gran parte del suo successo al fatto di aver sempre voluto sapere “cosa ci fosse in cima alla montagna e dietro l’angolo”. La curiosità ha giocato e gioca tuttora un ruolo importante nella sua vita e nelle sue attività?
Credo che in questo senso io e Reinhold Würth siamo molto simili, anche nel mio caso la curiosità ha rappresentato la spinta primaria ed è rimasta come tale fino ad oggi. Fin da piccolo, quando avevo 5 o 6 anni, scalavo le vette nella valle vicino a casa, nell’intento preciso di vedere cosa ci fosse dall’altra parte. Per tutta la vita sono rimasto un esploratore, ossessionato dall’orizzonte – sempre curioso e sempre spinto da questa domanda: cosa c’è dall’ altra parte? Comunque, quest’ “altra parte” non va intesa solo in senso geografico, ma nel voler scoprire dov’è il limite e quali esperienze sono legate a questo limite. Oggi lo so: per noi esseri umani, le possibilità di espressione sono virtualmente illimitate…
Lei è il più grande alpinista di tutti i tempi, ha vissuto ed è sopravvissuto a parecchie situazioni, ha raggiunto e realizzato tantissimo. Oggi che cosa incuriosisce ancora Reinhold Messner?
Mi incuriosisce una nuova forma narrativa. Ovviamente non ho solo esercitato attivamente l’alpinismo, sopravvivendo a numerose spedizioni molto avventurose. Le ho anche raccontate, ad es. nei libri, nelle conferenze o nei musei della montagna come questo. Anche questa è una forma narrativa. In fondo sono un narratore, e vorrei continuare ad esserlo, se le mie risorse, le mie energie e la mia salute me lo consentono. Ma per mezzo del film. Per me è un terreno nuovo, che mi incuriosisce, perchè non sono un regista professionista, ma ho imparato tantissimo dagli oltre 100 documentari che ho girato. Il film come forma narrativa complessa mi interessa. E credo che esistano ancora nuove immagini da scoprire.
Würth è stato uno dei maggiori sponsor della sua spedizione nel Polo Sud nel 1989/90. Dopo così tanti anni, ricchi di avventure, se la ricorda ancora?
È stato uno dei miei viaggi più belli. In quegli anni si poteva già raggiungere e sorvolare l’Antartide in aereo, ma io ho detto: no, faremo come Scott e Amundsen. A piedi, con una slitta appresso.
Logisticamente è stata un’avventura complessa, nel continente ghiacciato abbiamo percorso a piedi ca. 1.740 miglia (2.800 km) in 92 giorni, con viveri ridotti al minimo per sopravvivere. Sulla terra non esiste paesaggio più arcaico di quello dell’Antartide. Questo continente di ghiaccio non è un parco giochi per bambini, ma un’immensa landa selvaggia.
A breve verrà inaugurato il sesto Messner Mountain Museum. Come le è venuta in mente l’idea di un circuito di musei dedicati alla montagna, dislocati in tutto l’Alto Adige?
Quando ho compiuto 50 anni mi sono chiesto cosa avrei potuto fare negli anni a venire. Ho collezionato avventure per tutta la v ita e intendo lasciare un’eredità: la mia esperienza e la mia conoscenza. Per molto tempo, il cuore del circuito museale a Castel Firmiano, nei pressi di Bolzano, è stato oggetto di una vertenza. Di conseguenza ho deciso di creare dei musei satellite, che sviluppassero in dettaglio gli aspetti principali legati al tema della montagna. Così il museo del ghiaccio – dedicato al tema del ghiaccio – è stato realizzato sotto un ghiacciaio. Il museo dedicato all’elemento roccia sorge nel mezzo di un paesaggio roccioso, quello dedicato alle genti di montagna è circondato da masi contadini e quello dedicato al mito della montagna in un vecchio luogo di culto. Non è stato facile trovare ed allestire queste location. Ci ho messo vent’anni. Il nuovo museo a “Plan de Corones” (ai margini di una delle più grandi pareti delle Dolomiti) si trova ad un’altezza di 7,500 piedi (2.275 m) ed è il più alto museo in vetta. Realizzato in un’area sciistica, è stato pensato per “rallentare” la discesa sugli sci ed è dedicato alla storia dell’ alpinismo tradizionale, ovvero ai racconti legati alle più importanti pareti montane.
Molte aziende coinvolte nella costruzione di questa nuova struttura sono Clienti Würth. Cosa la unisce alla Würth e a cosa associa la ns. azienda?
Ho avuto un rapporto personale e particolare con la Würth per ca. 30 anni. Ancora oggi possiamo acquistare materiale per i ns. musei a condizioni eccezionali. È una partnership più che affidabile. Le migliori aziende edili sono state ripetutamente coinvolte nella costruzione dei musei e ovviamente molte di loro collaborano con Würth. Ad es. le enormi vetrate del nuovo museo di “Plan de Corones” sono state realizzate dalla Stahlbau Pichler, una delle prime aziende del Centro Europa specializzata in costruzioni in acciaio e vetro, che impiega prodotti Würth e utensili speciali nelle proprie applicazioni molto particolari e di altissima qualità. Questo è il risultato di una collaborazione a tre, tra me, Würth e le aziende di costruzione che realizzano i ns. progetti.
Signor Messner, grazie per questa intervista, estremamente interessante.