Per affrontare il tema della progettazione BIM in modo consapevole è necessario conoscere l’evoluzione e le specificità del processo di produzione edilizia. Un processo, questo, storicamente caratterizzato dalla frammentazione dei diversi attori e dei rispettivi ruoli, nonché dalla loro scarsa interazione. Nel processo costruttivo, committente, progettista, costruttore, gestore e utente assumono compiti nettamente diversi e difficilmente le attività compiute da ciascuno vengono coordinate in modo efficace.
Processo edilizio: quale ruolo per il BIM?
Questa storica complessità può essere semplificata – secondo alcuni perfino superata – dalla digitalizzazione e dall’avvento del BIM – Building Information Modeling. Il BIM possiede, infatti, la capacità di raccogliere ogni informazione legata al building e all’intero suo ciclo di vita. Non si parla quindi delle sole informazioni necessarie per la costruzione, ma delle informazioni relative alla fase progettuale, costruttiva, di uso e manutentiva, che creano il database su cui si fonda l’intero modello.
Considerate le caratteristiche del processo edilizio, è possibile affermare che il BIM non è solo un semplice modello 3D: porta con sé un approccio metodologico ampio che potenzialmente permette di gestire e migliorare l’intero processo edilizio.
Il modello BIM consente di trattare congiuntamente le informazioni necessarie al proprietario, agli operatori edili, ai tecnici, all’impresa e al facility manager. Attraverso di esso gli attori possono scambiarsi informazioni e creare modelli specifici che vengono ricondotti a unità, garantendo efficienza e qualità. Tale contenitore informativo potrebbe contribuire decisamente alla riunificazione del disarticolato insieme degli operatori del processo, inducendoli a una corretta comunicazione da sedimentare su un modello unico condiviso.
Come passare al BIM?
Guardando la letteratura scientifica sul BIM si colgono subito gli innumerevoli vantaggi derivanti dalla digitalizzazione, ma poco vien detto sulle modalità del passaggio al digitale. Prendendo in esame alcuni casi operativi, eterogenei dal punto di vista qualitativo e dimensionale, si nota come i nuovi paradigmi vengono applicati in modo parziale: sui processi – o spesso su parte di essi – intervengono prassi operative ancora lontane dall’approccio integrale proposto. Dall’analisi delle recenti esperienze si possono evidenziare alcuni aspetti comuni, che possono offrire diversi spunti di riflessione.
Una transizione riformista
Concludendo, l’esperienza quotidiana italiana conferma che sembrerebbe corretto parlare di transizione riformista, più che di rivoluzione digitale. In tale contesto, l’applicazione di modelli teorici è probabilmente prematura e risulterebbe poco efficace. Si ritiene preferibile delineare delle prassi operative che coinvolgano direttamente l’organizzazione: è sull’aspetto organizzativo che la digitalizzazione dovrebbe prima di tutto incidere, in quanto elemento che nello specifico del processo costruttivo necessita di rielaborazione e perfezionamento.
Grazie all’approccio BIM, inoltre, i punti di vista dei vari attori del processo (progettista, investitore, costruttore, gestore, utente) trovano nuove connessioni, che possono divenire stimolo per la creazione di nuovi modelli di business nell’ambito della progettazione, per chi è pronto a cogliere le opportunità derivanti da questa trasformazione epocale.
Articolo dell’Ing. Stefano Savoia, Responsabile area sviluppo e innovazione di Contec Ingegneria.
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