Tra i relatori del Würth Customer Day 2019 svoltosi a Capena il 5 aprile, c’era anche Andrea “Lucky” Lucchetta, ex pallavolista italiano e ora telecronista sportivo, bronzo olimpico nel 1984, vincitore del Campionato europeo 1989, di tre World League consecutive dal 1990 al 1992 e del Campionato mondiale 1990. Queste imprese lo hanno consacrato definitivamente nell’Olimpo della pallavolo italiana degli anni Novanta, periodo in cui il giornalista Jacopo Volpi ha coniato l’espressione “Generazione dei fenomeni” per indicare la nostra Nazionale maschile allenata dal talento geniale di Julio Velasco.
I titoli internazionali sono i soli a figurare nel palmarès del Campione veneto, che in bacheca annovera anche numerosi trofei conquistati con i vari club con cui ha militato: 4 Scudetti, 1 Coppa dei Campioni, 2 Coppa delle Coppe, 4 coppe CEV, 4 Coppe Italia, 1 Supercoppa italiana e 1 Supercoppa europea e 2 Mondiali per Club. In occasione del Customer Day di Capena lo abbiamo intervistato, affrontando diverse tematiche, tra cui l’importanza del genio e del caso nello sport e nel lavoro.
Quanto è utile l’educazione sportiva per raggiungere successi nel mondo del lavoro?
“Più che di educazione sportiva, a me piace parlare di capacità di condividere: avere degli ideali comuni su cui lavorare e la volontà di creare qualcosa insieme. Nella pallavolo e negli sport di squadra in generale questo aspetto è di primaria importanza, soprattutto nella fase di costruzione dell’azione. Lo schiacciatore è l’ultimo di una filiera di persone che si applicano per ottenere un risultato. In un’azienda è la stessa cosa: ognuno deve garantire prestazioni di qualità e mantenerle nel tempo, in modo che l’obiettivo venga raggiunto nel minor tempo possibile e nel modo migliore”.
In tutto questo dove si colloca il genio?
“Nella lampada e deve rimanere lì. Scherzi a parte, credo che la base della genialità sia la conoscenza. Nella pallavolo è la conoscenza dei gesti tecnici, su cui bisogna sempre continuare a lavorare, anche quando si arriva all’apice del successo, nel mondo del lavoro è la conoscenza di dati. Il genio è quello capace di estrapolare l’informazione giusta al momento opportuno, in modo da risolvere la situazione, anche in casi di emergenza”.
Quando si arriva ad altissimo livello, sia nello sport sia nel lavoro, è difficile rimanere motivati. Come si fa a non perdere gli stimoli?
“Il problema sorge quando si arriva a un punto in ci si può permettere di fermarsi. È quello che è successo a me nel 1990, quando da Capitano della Nazionale azzurra ho vinto i Mondiali dopo aver conquistato numerosi trofei in Italia con il mio club. In quei casi non bisogna mai ‘sedersi’, ma è necessario continuare a dimostrare il proprio valore, sacrificando ancora più tempo ed energie. Lo stesso discorso vale per l’Amministratore Delegato di una grande società, che non può assolutamente permettersi di ‘rilassarsi’, anche perché sa che ci sono sempre tante persone pronte a ‘fargli le scarpe’”.
Cos’è che fa realmente la differenza in una squadra o in un’azienda?
“Le persone. La mano esegue, ma è l’operatore che decide e compie delle scelte”.