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Da un articolo pubblicato sulla rivista Watergas.it Numero 3 di gennaio 2025. Watergas.it è una testata giornalistica online, edita da Agenda SRL., che pubblica quotidianamente notizie e approfondimenti per diffondere la conoscenza sulle soluzioni tecnologiche più all’avanguardia e le politiche societarie di ESG più virtuose, nel campo sia energetico sia idrico.

Questo articolo è pubblicato in collaborazione con Anima Confindustria, l’organizzazione industriale di categoria del sistema Confindustria che rappresenta le aziende della meccanica. La Federazione è formata da 30 Associazioni e gruppi merceologici e conta più di 1.000 aziende associate, tra le più qualificate nei rispettivi settori produttivi.

A livello nazionale ANIMA è socio fondatore di UNI (Ente italiano di normazione), a livello europeo ANIMA è socio fondatore e membro attivo di Orgalim (Federazione europea della meccanica).

Negli ultimi anni, la transizione verso fonti di energia sostenibili è diventata una priorità globale, spingendo sempre più persone e aziende a esplorare soluzioni innovative per ridurre le emissioni di carbonio. Tra queste, le caldaie di ultima generazione e le caldaie a idrogeno (che quindi utilizzano H2 in miscela al 20% come combustibile, fino ad arrivare al 100%) emergono come alcune delle tecnologie più promettenti nel settore del riscaldamento. Tecnologie che possono rappresentare, inoltre, un punto di svolta nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dei prossimi anni.

Lo scenario

Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, le caldaie a metano, incluse quelle progettate per funzionare con miscele di metano e idrogeno (H2 al 20%), sono state escluse dalla gran parte degli incentivi statali – come le detrazioni fiscali per ristrutturazioni ed efficienza energetica.

Questa decisione si inserisce in un contesto europeo guidato dalla direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD). La EPBD prevede il divieto di incentivi finanziari per l’installazione di “caldaie uniche alimentate a combustibili fossili”, oltre alla graduale cessazione della produzione e vendita di caldaie a combustibili fossili entro il 2040. In Italia, l’incentivo eliminato interessa prevalentemente la sostituzione delle caldaie di tipo convenzionale a fine vita utile – poco performanti e generalmente al servizio di edifici energivori – con caldaie di ultima generazione la cui efficienza energetica è mediamente superiore del 20%.

Le associazioni di categoria coinvolte hanno espresso numerose perplessità a riguardo. Assotermica, l’associazione dei produttori di apparecchi per il riscaldamento federata ad Anima Confindustria, ha definito la mancata incentivazione “un errore” in una lettera aperta durante il processo di approvazione della legge. Tale posizione è supportata dalla ricerca “Decarbonizzazione dei consumi termici residenziali”, realizzata da BIP Consulting.

Le soluzioni presenti sul mercato

Come affermato da Valentina D’Acunti, Consigliere Direttivo e Capogruppo del comparto A2 (Caldaie a gas per usi residenziali e assimilati) di Assotermica “Se tutte le caldaie convenzionali oggi in funzione fossero sostituite con caldaie a condensazione, a parità di combustibile l’Italia raggiungerebbe il 20% di riduzione delle emissioni, a fronte del 16% che la EPBD pone fra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030.”

Tra le soluzioni più sostenibili presenti sul mercato, troviamo le caldaie a condensazione H2 20% ready, in grado di utilizzare miscele di gas a ridotto impatto ambientale.

“Come nel caso delle caldaie alimentate a biomassa – dichiara Mauro Farronato, Vicepresidente e Capogruppo del comparto B1 (Apparecchi ibridi) di Assotermica – la sostenibilità di una tecnologia dipende dal tipo di combustibile utilizzato.”

La sostituzione delle caldaie

Il mercato della sostituzione delle caldaie rappresenta un argomento di notevole complessità. In linea generale, la mera sostituzione di una caldaia tradizionale con un modello di ultima generazione coinvolge principalmente la questione dello scarico della condensa. Tuttavia, l’installazione di un generatore ibrido o di una pompa di calore si rivela frequentemente più articolata e costosa. Questa maggiore complessità non è attribuibile solo all’investimento iniziale necessario per l’acquisto del nuovo dispositivo, ma anche ai requisiti tecnici e normativi che possono complicare ulteriormente il processo di installazione. Pertanto, è fondamentale considerare attentamente tutti gli aspetti associati a tali interventi, al fine di effettuare una scelta informata ed efficiente sia dal punto di vista economico che ambientale.

Sostenibilità e neutralità tecnologica

I generatori di calore a combustione possono essere alimentati con una varietà di combustibili, la cui sostenibilità varia in base alla loro origine, fossile o rinnovabile, e alle emissioni generate (climalteranti, inquinanti, neutre, ecc.). Pertanto, l’impatto sul clima e sulla qualità dell’aria non è esclusivamente attribuibile alla caldaia in utilizzo.

Come spesso evidenziato da Assotermica, le tecnologie sono intrinsecamente neutrali, e non vanno confuse con i vettori energetici. In attesa di una maggiore diffusione di vettori a basso impatto ambientale, come il biometano e l’idrogeno verde, è opportuno sostenere tutte le soluzioni tecnologiche in grado di contribuire al processo di decarbonizzazione del patrimonio costruito.

Per esempio, l’efficacia di una pompa di calore alimentata da elettricità prodotta da fonti non rinnovabili resta relativa. Rispetto a una caldaia, offre vantaggi in termini di maggiore efficienza e assenza di emissioni locali. Tuttavia, lo stesso discorso si potrebbe applicare alle caldaie: se alimentate con gas sostenibili, come biometano o idrogeno verde, le loro conseguenze sul clima sarebbero notevolmente attenuate, se non del tutto eliminate.

“Tutte le tecnologie devono essere accessibili senza vincoli”, afferma Valentina D’Acunti. Il mercato ricerca costantemente le soluzioni più efficaci ed economiche, operando un processo di selezione naturale. I combustibili gassosi rinnovabili possono svolgere un ruolo cruciale nella decarbonizzazione, specialmente se la legislazione garantirà pari opportunità attraverso meccanismi incentivanti, promuovendo così l’innovazione tecnologica.

Nuove tecnologie e caldaie a idrogeno

“A livello di ricerca e sviluppo, negli ultimi decenni l’industria italiana del riscaldamento ha migliorato costantemente l’efficienza, la qualità e la sicurezza dei propri prodotti” afferma Farronato. “I principali produttori italiani e stranieri stanno offrendo sul mercato caldaie compatibili con miscele di metano, biometano e idrogeno. Questi dispositivi rappresentano una soluzione efficace per ridurre notevolmente le emissioni, già in questo periodo. Tuttavia, il biometano e l’idrogeno verde non sono ancora disponibili nelle reti di distribuzione, sebbene queste infrastrutture siano in gran parte pronte a gestire tali miscele. L’industria del riscaldamento ha già avviato azioni concrete e continuerà a innovare per adattarsi ai cambiamenti del settore. Il passo successivo consisterà nello sviluppo di caldaie capaci di funzionare con percentuali crescenti di idrogeno, fino a raggiungere un’alimentazione al 100% di H2”.

Recentemente, Italgas ha comunicato l’intenzione di inserire in rete fino a 8 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2030. Alla luce dei consumi attuali in Italia, che ammontano a 66 miliardi di metri cubi nel 2023, e considerando che i dispositivi a metano possono operare con biometano puro, questa cifra rappresenta una significativa opportunità che posiziona l’Italia in una posizione avanzata in Europa.

In Italia, la catena dell’idrogeno verde è meno sviluppata rispetto a quella del biometano; tuttavia, una forte domanda potrebbe stimolare una rapida crescita delle iniziative in questo ambito. In futuro, gli apparecchi a combustione potrebbero quindi essere alimentati con un mix di fonti, con una prevalenza di combustibili rinnovabili rispetto a quelli fossili.

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