Le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi sono indicate nell’Allegato I del D.P.R. n. 151/2011. Nel caso l’attività sia soggetta a controllo antincendio (rilascio CPI), andrà adottato l’approccio di studio e di analisi più consono. Il panorama nazionale permette di seguire due strade. Un primo approccio definito “prescrittivo” e un secondo approccio “ingegneristico” alla sicurezza antincendio, di tipo prestazionale.
L’approccio prescrittivo alla sicurezza antincendio
L’approccio prescrittivo alla sicurezza antincendio si rifà a condizioni in cui è il legislatore, a prescindere dalle condizioni al contorno, a imporre vincoli, geometrie e soluzioni, tali da garantire una determinata sicurezza a un ambiente destinato al controllo antincendio (ISO 834 – curva nominale di incendio). Con il DM 3/08/2015 “Codice di prevenzioni incendi” si aggiunge un unico testo organico e sistematico con l’utilizzo di un nuovo approccio metodologico più aderente al progresso tecnologico e agli standard internazionali.
L’approccio prescrittivo considera il carico d’incendio (energia disponibile che può essere rilasciata) come principale parametro per caratterizzare un incendio, non considerando la dinamica sul rilascio nel tempo dell’energia. Si basa fondamentalmente su:
- regole di buona tecnica di prevenzione incendi
- principi generali di prevenzione incendi – normativa “orizzontale”
- regole specifiche di prevenzione incendi – normativa “verticale” per determinate attività che il legislatore ha ritenuto opportuno disciplinare specificatamente.
L’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio
La seconda strada percorribile consiste nell’approccio “prestazionale”. Questo tipo di analisi permette, dove l’approccio prescrittivo non risulti applicabile, la risoluzione delle problematiche con l’adozione di scelte e soluzioni specifiche del caso in esame, introducendo variabili di studio solitamente non considerate. Le regole tecniche verticali – per attività normate – continuano a essere obbligatoriamente rispettate.
Quando applicare l’approccio ingegneristico antincendio
È il D.M. 9 maggio 2007 – “Direttive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio” a introdurre la possibilità di utilizzare questo approccio e a definire quando e come è possibile seguire questa strada. Non per tutti i casi è infatti consentita l’analisi prestazionale. Viene specificato che tale approccio si applica:
Il progetto antincendio viene quindi “cucito” su misura del caso in esame. L’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio – sicuramente più oneroso dal punto di vista analitico – permette di applicare soluzioni puntuali e talvolta di ottenere risparmi sia economici che temporali in fase di messa in opera delle soluzioni individuate.
L’incendio viene trattato in modo non solo empirico, ma anche predittivo utilizzando soluzioni derivanti da modelli matematici in grado di prevedere gli effetti di un dato evento. Può essere utilizzato sia in fase di pre-flashover (salvaguardia della vita umana) sia di post-flashover (stabilità strutturale).
Come detto, in Italia la metodologia prestazionale è stata introdotta con il D.M. 9 maggio 2007 “Direttive per l’attuazione dell’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio”, in vigore dal 20 agosto 2007 e successivamente è stata inserita nella Sezione M del “Codice di prevenzione incendi” di cui al D.M. 3 agosto 2015, in vigore dal 18 novembre 2015.
Sintesi della sezione M del Codice di prevenzione incendi
M.1 Metodologia per l’ingegneria della sicurezza antincendio
1° fase: analisi preliminare
Individuazione delle condizioni più rappresentative di rischio dell’attività e i livelli di prestazione cui riferirsi in relazione agli obiettivi di sicurezza da perseguire. Per questa prima fase la documentazione di progetto deve essere integrata da un sommario tecnico che consiste in un elaborato firmato dai tecnici coinvolti ove si sintetizzano le procedure di scelta degli scenari di incendio e le soglie di prestazione decise.
- Definizione del progetto
- destinazione uso dell’attività
- finalità della progettazione antincendio prestazionale
- eventuali vincoli progettuali derivanti da normative o esigenze peculiari
- pericoli di incendio connessi con la destinazione d’uso
- condizioni al contorno per l’individuazione dei dati per la valutazione degli effetti che si potrebbero produrre
- caratteristiche degli occupanti in relazione all’edificio e alla destinazione d’uso
- Identificazione degli obiettivi di sicurezza
- livello di salvaguardia dell’incolumità degli occupanti
- massimo danno tollerabile all’attività
- continuità d’esercizio a seguito di un evento incidentale
- Definizione del progetto
- destinazione uso dell’attività
- finalità della progettazione antincendio prestazionale
- eventuali vincoli progettuali derivanti da normative o esigenze peculiari
- pericoli di incendio connessi con la destinazione d’uso
- condizioni al contorno per l’individuazione dei dati per la valutazione degli effetti che si potrebbero produrre
- caratteristiche degli occupanti in relazione all’edificio e alla destinazione d’uso
- Identificazione degli obiettivi di sicurezza
- livello di salvaguardia dell’incolumità degli occupanti
- massimo danno tollerabile all’attività
- continuità d’esercizio a seguito di un evento incidentale
Obiettivo | Parametri* | ||
Definizione delle soglie di prestazione | codifica degli obbiettivi in soglie di prestazione di tipo quantitativo e qualitativo | salvaguardia della vita | effetti termici |
tossicità | |||
visibilità |
- Individuazione scenari di incendio di progetto
- schematizzazione degli eventi che possono ragionevolmente verificarsi
*Per ogni parametro si quantifica un livello di soglia in base a cui verificare i risultati nella 2° fase.
2° fase: analisi quantitativa
Calcolo degli effetti dell’incendio in relazione agli obiettivi assunti, confrontando i risultati ottenuti con i livelli di prestazione individuati. Si compone di di alcune sotto-fasi per eseguire le verifiche di sicurezza degli scenari individuati nella fase preliminare. Per questa seconda fase la documentazione di progetto deve essere integrata da una specifica relazione tecnica, ove si presentano i risultati dell’analisi, il percorso progettuale seguito e un programma per la gestione della sicurezza antincendio (GSA), con le specifiche modalità d’attuazione delle misure di gestione della sicurezza antincendio.
Elaborazione delle soluzioni progettuali | scelta di una o più soluzioni progettuali per il caso in esame che siano congruenti alle finalità descritte nella fase I |
Valutazione delle soluzioni progettuali | calcolo degli effetti dei singoli scenari e verifica del rispetto delle soglie di prestazione per le soluzioni progettuali per ciascun scenario di progetto |
Selezione delle soluzioni progettuali | scelta da parte del professionista, della soluzione verificata positivamente rispetto gli scenari di progetto ipotizzati |
M.2 Scenari di incendio per la progettazione prestazionale
- Identificazione di tutti gli scenari possibili, considerazione di tutte le condizioni di esercizio prevedibili (albero degli eventi, analisi storica) e descrizione secondo le tre caratteristiche fondamentali della FSE: attività, occupanti, incendi
- Selezione degli scenari di incendio di progetto
- Quantificazione degli scenari di incendio di progetto selezionati: traduzione della descrizione qualitativa degli scenari in dati numerici di input appropriati per la metodologia di calcolo scelta per la verifica delle ipotesi progettuali.
M.3 Salvaguardia della vita con la progettazione prestazionale
Lo studio dell’esodo è molto complesso in quanto governato dall’interazione dell’occupante con l’edificio e l’incendio. La progettazione prestazionale dell’esodo tiene conto degli aspetti comportamentali, fisico-geometrici (layout, sistema d’esodo, ecc.) e ambientali (presenza degli effetti avversi dell’incendio). Lo scopo è assicurarsi che il tempo disponibile per l’esodo sia maggiore del tempo richiesto per l’esodo stesso (ASET>RSET). La differenza fra questi due tempi è definito margine di sicurezza.