Ogni giorno ci confrontiamo con una realtà sempre più complessa. L’obiettivo che ci poniamo, talvolta anche inconsciamente, è di semplificarla per averne una visione d’insieme che sia il più nitida ed esaustiva possibile. Per far ciò, possiamo affidarci ciecamente alla nostra esperienza, trovandoci talvolta a sbagliare e magari a brancolare nel buio, oppure cercare di analizzare i dati che scaturiscono da ciascun fenomeno.
Big Data: come possono essere utilizzati da un’azienda?
I Big Data possono essere utili a determinare le promozioni più efficaci da proporre ai clienti. Possiamo fermarci a una valutazione soggettiva delle leve che funzionano di più oppure possiamo analizzare in modo sistematico i comportamenti dei nostri clienti attraverso i Big Data, interpretarne le esigenze e proporre contenuti più appetibili in grado di avvicinarli maggiormente alla nostra realtà aziendale.
Ancora, i Big data possono aiutarci a capire se e quando un cliente sta per abbandonare l’azienda. Analizzando i comportamenti dei clienti che restano e di quelli che abbandonano, possiamo migliorare aspetti che forse trascuriamo, ma che un cliente ritieni importanti (o che la concorrenza soddisfa meglio di noi). Potremmo anche determinare le caratteristiche che influiscono sull’abbandono e creare un modello statistico sui clienti che ogni mese sono a più alto rischio di andarsene.
Tutto ciò è possibile grazie ai flussi di dati costanti che l’azienda condivide con l’ambiente esterno. I dati con cui un’azienda entra in contatto sono tantissimi e possono essere interpretati, analizzati, rielaborati per trasformarli in informazioni utili per l’azienda.
Utili a cosa? Sicuramente a orientare meglio le decisioni strategiche dell’azienda e a valorizzare l’offerta per il cliente finale.
Big data: cosa sono?
Ma cosa sono esattamente i “big data”? Se ne discute sempre tanto, ma non si è ancora pervenuti (e forse mai si perverrà) a una definizione univocamente accettata. Diciamo che sono “big” perché:
- sono tanti:si pensi solo a tutti gli acquisti che un cliente può fare da un’azienda in dieci anni
- sono veloci in quanto sono generati di continuo: si pensi alle ricerche su Google che ammontano a decine di migliaia per secondo
- sono vari, potendo comprendere dati numerici (per esempio l’ammontare delle fatture di un cliente), dati categorici (come le pagine visitate dal cliente sul sito dell’azienda), dati testuali (email mandate dal cliente), immagini e video (come prodotti e loghi), ecc.
Abbiamo quindi già elencato le tre “V” che, a detta di tutti, contraddistinguono i big data: 1) Volume, 2) Velocità, 3) Varietà.
Quale altra caratteristica potrebbero avere i big data?
Sicuramente essi devono essere “veraci” – ecco un’ulteriore “V”, quella di Veracità – nel senso di autentici, attendibili, accurati. Come potremmo fidarci di loro altrimenti? L’attendibilità dei dati è importantissima e va garantita monitorando continuamente tutte le fasi di reperimento, trasformazione e analisi, in modo che non venga stravolto il loro significato originale.
Manca altro? A coronamento di tutto, c’è forse la “V” più importante: quella di Valore. Perché se un’azienda intende basare, anche solo in parte, le proprie decisioni sui dati per interpretare giorno dopo giorno le nuove esigenze dell’ecosistema in cui si colloca, lo fa sicuramente per crescere e apportare un valore aggiunto a se stessa e soprattutto a chi le sta intorno. Il cliente è quindi il centro di tutto e solo tramite un’analisi mirata dei dati potrà essere soddisfatto e valorizzato.