Questo post appartiene ad una serie prodotta da The Huffington Post e Special Olympics, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, proclamata il 3 dicembre.
Sono la mamma di Sebastian Palmeri e mi sento come la mamma di una rockstar. Mio figlio è nato un vero vincente, ma è successo solo da quando abbiamo scoperto gli Special Olympics. Prima la gente lo identificava solo come “il figlio disabile”, oggi invece è il ragazzo che vince un sacco di medaglie grazie ai suoi successi sportivi con gli Special Olympics Italia. La sua fotografia è pubblicata sui giornali e la gente dice “l’ho visto in televisione” oppure “guarda quello è Sebastian, lo conosco”.
Voglio condividere con voi la mia storia, la storia di una mamma.
Quando Sebastian ha finito il liceo, io e suo padre ci siamo ritrovati soli e abbandonati. Negli anni della scuola, la nostra famiglia riceveva il supporto di psicologi, neuropsichiatri e assistenti sanitari, ma una volta lasciata la scuola, solo noi siamo diventati responsabili di Sebastian. Ho dovuto organizzagli la vita, aveva 20 anni e voleva vivere come tutti gli altri ragazzi, ma divertimento e sport gli erano preclusi. Era troppo vecchio, troppo lento, troppo diverso – non lo voleva nessuno.
Un giorno ho letto una breve inserzione sul quotidiano il Messaggero “Canottaggio per gli intellettualmente disabili con gli Special Olimpics”. Mi sono chiesta: canottaggio sul fiume? Special Olympics? Non sapevo nulla.
Ho chiamato il numero riportato nell’inserzione, per fissare un appuntamento. Siamo stati ricevuti da un signore sorridente, Paolo Ramoni, il coordinatore tecnico nazionale di canottaggio per gli Special Olympics. Più tardi ho scoperto che tutti coloro che si dedicano agli Special Olympics hanno lo stesso sorriso! Quel giorno ha cambiato la nostra vita.
È stato l’inizio della nostra avventura con gli Special Olympics e da allora abbiamo continuato a galleggiare sull’acqua. Credo che non partecipando ad un evento Special Olympics, almeno una volta nella vita, chi è intellettualmente disabile perde l’occasione di vivere sensazioni positive. Gli Special Olympics ti fanno scoprire una parte di te che non conoscevi, ti fanno provare felicità e serenità, non ti senti più solo e questo vale per gli atleti, i loro genitori, gli allenatori e i volontari che, ognuno a proprio modo, condividono il grande sorriso che possono dare gli Special Olympics.
Dal primo giorno agli Special Olympics, la nostra è diventata una vita meravigliosa. Non rincorri più la “normalità”. Non cerchi più di starci al passo. Non vivi più isolato e in solitudine. Mio figlio non è più “il figlio disabile” che fa sport. Sebastian è un atleta, fa parte di una squadra di atleti, allenatori e volontari. Sentirlo gridare e tifare per la sua squadra, la “Tevere Remo”, è pura felicità.
Lo guardo prendere il pullman e partire da solo per una gara in trasferta, e lo sento dire “ho paura”, ma quando gli dico che può stare a casa e non gareggiare, mi risponde “ma io voglio gareggiare, voglio essere con la mia squadra, voglio vincere, voglio che il mio allenatore sia fiero di me. Voglio che tu sia orgogliosa di me, ma ho paura.”
Questa è vera felicità e per una mamma è fantastico sentire questa parole. Mio figlio non è mai stato invitato ad una festa di compleanno, praticamente non aveva una vita sociale. Adesso negli Special Olympics è un’atleta e viene rispettato per questo. Ha un sacco di amici e viene considerato un atleta, viene sempre festeggiato come un campione, senza preoccuparsi di punteggi e risultati. Per me Sebastian è un atleta come Massi Rosolino (il nuotatore e campione olimpico italiano), non c’ è nessuna differenza, Rosolino è solo un po’ più forte di Sebastian, ma sono sullo stesso piano perché entrambi danno il loro massimo in allenamento e in gara.
Vorrei concludere la mia storia citando le parole di Sebastian dopo aver vinto una medaglia ai Giochi Nazionali Estivi degli Special Olympics Italia: “mamma, che piacevole sensazione stare sul podio”.
Grazie a Special Olympics Italia, grazie alla signora Eunice Kennedy Shriver e grazie a te, Sebastian perché io, la tua famiglia e il tuo paese siamo orgogliosi di te”
Astrid Moritz