La Tassonomia UE (EU Taxonomy) è il sistema di classificazione delle attività sostenibili adottato dall’Unione Europea per guidare investimenti e imprese verso la transizione ecologica. Nel 2025 questo quadro normativo è stato aggiornato con modifiche significative per semplificare le regole e ridurre la burocrazia a carico delle aziende, mantenendo però saldi gli obiettivi ambientali del Green Deal.
La Tassonomia UE (istituita dal Regolamento 2020/852) fornisce un linguaggio comune per identificare le attività economiche ecosostenibili. In vigore dal 2020 (con obblighi di rendicontazione dal 2022), essa funge da riferimento unificato per imprese finanziarie e non finanziarie, orientando i capitali verso la transizione verde in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.
In pratica, la tassonomia definisce criteri tecnici ambientali per stabilire se un’attività economica può essere considerata sostenibile. Tale classificazione copre sei grandi obiettivi ambientali UE (mitigazione e adattamento climatico, uso sostenibile delle acque, economia circolare, prevenzione dell’inquinamento, tutela degli ecosistemi) e mira a incanalare gli investimenti verso attività che contribuiscono a questi obiettivi.
Nel 2025 la Commissione europea ha introdotto una nuova serie di semplificazioni normative per rendere la tassonomia più accessibile e “user-friendly”.
L’obiettivo di queste modifiche è ridurre gli oneri amministrativi per le imprese (specie PMI) senza indebolire gli standard ambientali fondamentali
- introduce soglie di materialità per escludere attività irrilevanti
- taglia drasticamente la quantità di dati da riportare nelle dichiarazioni
- fornisce maggiori chiarimenti tecnici per facilitare l’applicazione pratica (ad esempio sul principio “Do No Significant Harm”).

Nei paragrafi successivi vedremo in dettaglio cosa cambia con le modifiche del 2025, quali sono i requisiti ambientali per un’attività sostenibile secondo la tassonomia e alcune azioni pratiche consigliate alle aziende.
Modifiche alla Tassonomia UE nel 2025: semplificazioni e novità
Le modifiche del 2025 al regolamento introducono una serie di misure di semplificazione, pensate per alleggerire la reportistica e focalizzare l’attenzione sulle attività più rilevanti. Tra le novità più significative approvate vi sono:
- Esenzione per attività irrilevanti: Le imprese – sia finanziarie che non finanziarie – non dovranno più valutare l’ammissibilità né l’allineamento alla tassonomia per le attività economiche che risultano poco rilevanti a livello finanziario. Questa soglia di materialità al 10% permette di concentrare gli sforzi di rendicontazione sulle attività principali, evitando burocrazia su componenti marginali.
- Reporting ridotto: I modelli di comunicazione della tassonomia vengono snelliti per tutti. Le società non finanziarie vedranno il numero di dati da segnalare ridotto del 64%, mentre per le società finanziarie la riduzione arriva addirittura all’89%. Ad esempio, vengono eliminati alcuni prospetti specifici (come quelli su gas e nucleare) e semplificate le tabelle informative. Questo taglio burocratico rende la compilazione delle dichiarazioni molto meno onerosa, senza eliminare informazioni essenziali sulla sostenibilità.
- Criteri ambientali (DNSH) più chiari: La valutazione del principio “Do No Significant Harm” – ovvero il requisito di non arrecare danni significativi agli obiettivi ambientali – viene semplificata e chiarita. In particolare, sono state riviste alcune prescrizioni per attività che comportano uso di sostanze chimiche o possibili impatti di inquinamento, fornendo esenzioni o parametri più chiari per applicare il DNSH in modo uniforme. Questi chiarimenti riducono le incertezze interpretative e aiutano le aziende a capire meglio come rispettare tutti i criteri ambientali senza incorrere in violazioni involontarie.
Quando entreranno in vigore queste novità?
Salvo obiezioni degli organismi UE, le nuove regole si applicheranno dal 1° gennaio 2026, con riferimento al bilancio dell’esercizio 2025. Le imprese, tuttavia, potranno scegliere di adottare volontariamente le semplificazioni anche in anticipo sui tempi previsti – ad esempio applicandole già al reporting dell’anno 2025 – se ciò risulta vantaggioso.

Quali requisiti deve avere un’attività per essere considerata ecosostenibile?
Un conto è semplificare la rendicontazione, altro è la sostanza: quando un’attività economica si può definire realmente “sostenibile” secondo la tassonomia europea?
La normativa fissa quattro criteri fondamentali che un’attività deve soddisfare contemporaneamente per essere classificata come ecosostenibile:
Contributo sostanziale ad almeno un obiettivo ambientale
L’attività deve fornire un contributo significativo ad uno o più dei sei obiettivi ambientali UE. Ad esempio, potrebbe contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico riducendo emissioni di CO₂, oppure all’adattamento climatico rendendo infrastrutture più resilienti.
Nessun danno significativo agli altri obiettivi (“DNSH”)
Oltre a contribuire a un obiettivo, l’attività non deve causare impatti negativi rilevanti sugli altri obiettivi ambientali. È il principio del Do No Significant Harm (DNSH): per esempio, un progetto di energia rinnovabile che contribuisce al clima non deve però compromettere la biodiversità locale o inquinare le acque. Questa clausola impedisce di “fare bene da una parte ma male dall’altra”, garantendo una sostenibilità a 360 gradi.
Rispetto delle garanzie sociali minime
L’attività deve essere svolta in conformità a standard sociali e di governance di base. In particolare, deve rispettare le garanzie minime in materia di diritti umani, dei lavoratori, anticorruzione, ecc..
Conformità ai criteri tecnici di vaglio (“screening”)
L’attività deve soddisfare i criteri tecnici specifici stabiliti nei delegated acts della Commissione Europea. Si tratta di parametri dettagliati (soglie quantitative, metriche di performance, best practice, etc.) definiti per ogni tipo di attività e per ogni obiettivo ambientale, che servono a misurare in concreto il contributo e il rispetto del DNSH
In breve, un’attività è “taxonomy-aligned” solo se aiuta davvero l’ambiente in almeno uno degli ambiti chiave, non causa grossi danni negli altri, rispetta standard sociali minimi e supera il test tecnico dei criteri di vaglio. Se manca anche uno solo di questi requisiti, l’attività potrà essere magari “ammissibile” (eligible) ma non risulterà “allineata” alla tassonomia e quindi non conteggiabile come investimento ecosostenibile ai sensi del regolamento.
Azioni pratiche per le aziende
- Informarsi e monitorare gli aggiornamenti normativi: Per prima cosa, è fondamentale tenersi aggiornati sulle evoluzioni della normativa UE in materia di sostenibilità.
- Mappare le proprie attività ed eleggibilità: Ogni azienda dovrebbe valutare quali delle proprie attività rientrano tra quelle coperte dalla tassonomia (attività “ammissibili”).
- Verificare l’allineamento ai criteri (substantial contribution, DNSH, ecc.): Una volta individuate le attività ammissibili, occorre verificarne l’allineamento rispetto ai quattro criteri visti sopra. Questa auto-valutazione interna aiuta a individuare eventuali gap da colmare per risultare pienamente sostenibili.
- Adeguare i processi di rendicontazione ESG: Le imprese soggette a obblighi di reportistica non finanziaria (ad esempio quelle rientranti nella direttiva CSRD) dovranno integrare le nuove regole tassonomiche nei loro bilanci di sostenibilità. La buona notizia è che con le semplificazioni 2025, questi modelli sono molto più snelli (fino al 64-89% di dati in meno da riportare).
- Integrare la tassonomia nella strategia aziendale: Oltre alla compliance, le imprese più lungimiranti utilizzano la tassonomia come leva strategica. Dimostrare un’alta percentuale di ricavi “taxonomy-aligned” può migliorare l’accesso a finanziamenti agevolati e investitori sostenibili, evidenziando l’impegno nella transizione ecologica. Alcune banche e fondi d’investimento stanno già orientando le loro scelte in base a questi parametri, quindi essere allineati conviene anche dal punto di vista competitivo.

Per approfondire, consigliamo di consultare le fonti ufficiali. In particolare, la Commissione Europea mette a disposizione un utile documento di Domande e Risposte sulle semplificazioni della tassonomia (luglio 2025) e il testo completo dell’Atto Delegato modificativo (pubblicato dopo l’approvazione finale).