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Il territorio nazionale italiano è storicamente interessato da rilevanti eventi sismici ed il terremoto che ha recentemente devastato l’Italia centrale ha nuovamente sensibilizzato l’opinione pubblica in merito ad una tematica sulla quale il mondo dell’Ingegneria e della Progettazione strutturale da anni volge il proprio interesse. I terremoti avvenuti nel corso degli ultimi decenni e di cui tutti abbiamo purtroppo memoria hanno avuto risvolti catastrofici non solo per l’intensità del sisma ma anche per l’inadeguatezza delle strutture.

L’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV ha reso disponibile la mappa della pericolosità sismica che fornisce, sulla base dell’accelerazione al suolo indotta dal terremoto, un quadro delle aree più pericolose in Italia:

Tale mappa è diventata uno strumento ufficiale di riferimento per il territorio nazionale e sui dati che essa presenta si basano le attuali normative tecniche.
È per questo che negli anni si sono susseguiti numerosi provvedimenti, ordinanze e leggi volti a regolamentare la progettazione e la ristrutturazione di edifici con il fine ultimo di garantire la stabilità delle strutture.
Per edifici di importanza “significativa” risulta necessario inoltre valutare la tenuta degli elementi non strutturali e degli impianti per garantire l’operatività degli stessi durante e dopo l’evento sismico.
La scelta degli ancoranti per il fissaggio di elementi non strutturali e il loro dimensionamento risultano essere, quindi, dei passaggi fondamentali per poter ridurre al minimo i danni agli edifici e alle persone, così come i costi che tali danni potrebbero provocare.

MAPPA ZONE SISMICHE ITALIA

Nel 2013 l’EOTA (European Organisation for Technical Assessment) ha messo a disposizione importati strumenti che indicano quali procedure seguire per la produzione e la verifica degli ancoranti da utilizzarsi in zona sismica. Sulla base di queste linee guida sono state elaborate delle certificazioni conformi per la gamma di ancoranti che offre Würth.

In generale, quali sono le peculiarità alle quali gli edifici devono rispondere affinché si possano considerare antisismici?

La vigente normativa tecnica fornisce prescrizioni molto dettagliate per la progettazione di edifici di nuova costruzione che risultano essere difficilmente riassumibili in poche righe.
Tuttavia, alcuni requisiti quali ad esempio materiale e regolarità degli edifici sono di facile individuazione.

I materiali contemplati dalla normativa italiana devono essere evidentemente di elevata qualità, devono garantire una buona capacità deformativa durante l’evento sismico, cioè devono essere in grado di dissipare l’energia del terremoto. Nel calcestruzzo armato (normale o precompresso) sono le armature in acciaio a garantire tale requisito, nel legno e nell’acciaio strutturale la duttibilità è insita nella loro natura, mentre nelle costruzioni in muratura assumono particolare importanza i leganti tra gli elementi che costituiscono la muratura stessa.

Oltre ai materiali anche la regolarità degli edifici risulta essere un requisito fondamentale. Le costruzioni infatti devono essere regolari in pianta rispetto alle due direzioni ortogonali e regolari in altezza al fine di ridurre pericolosi ed eccessivi spostamenti orizzontali dei piani.

Anche gli interventi su costruzioni esistenti, sia di adeguamento che di miglioramento volti ad aumentare il livello della sicurezza, nascono da valutazioni che tengono in considerazione numerosi aspetti:
– periodo di realizzazione dell’opera
– eventuali difetti di impostazione e di realizzazione
– presenza di degrado o significative modifiche rispetto alla situazione originaria.

Come riportano le normative, gli eventuali interventi di consolidamento vanno applicati in modo regolare ed uniforme, ponendo particolare attenzione alla fase esecutiva, in quanto una cattiva realizzazione potrebbe peggiorare il comportamento globale delle costruzioni.

In generale, gli aspetti su cui focalizzare l’attenzione per un intervento sono volti a migliorare la capacità deformativa (“duttilità”) dei singoli elementi, ridurre forti irregolarità in pianta ed in altezza degli edifici, ridurre le masse mediante demolizioni e ricostruzioni parziali o variazioni di destinazione d’uso dei locali, introdurre sistemi di dissipazione di energia, realizzare giunti sismici e ultimo, ma non meno importante, il miglioramento dei collegamenti degli elementi non strutturali.

Attenzione particolare, infine, va dedicata agli edifici antichi in muratura realizzati in assenza di una memoria storica di terremoti e che inevitabilmente presentano elementi di debolezza che sono difficilmente rettificabili, come ad esempio sezioni murarie insufficienti, materiali troppo scadenti o tipologie architettoniche più vulnerabili come torri alte e snelle. In tali casi, le soluzioni e gli interventi diventano più complessi e onerosi e aumentano le difficoltà nell’individuazione di tecniche efficaci che rispettino i principi della conservazione e del restauro del bene storico-architettonico.

Scritto in collaborazione con l’Ufficio Tecnico di Würth Italia.

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